Il fagotto: un pensiero autobiografico
Quando ero ragazzo e desideravo iscrivermi al conservatorio le classi di pianoforte erano straiene. Mi volevano quindi mettere in quella di fagotto. Mi rifiutai, anche perché lo strumento era ben più ato di me e mi faceva sentire ridicolo. Alla fine entrai nella classe di composizione. Eppure il fagotto è uno strumentto interessante. Me ne resi conto col tempo. È uno strumento a fiato con corpo di legno ad ancia doppia (o „piva“) costituito da un tubo di forma leggermente conica che si scompone in quattro pezzi oltre a l‘Esse (o imboccatura), cui si applica la piva. Le sue origini storiche risalgono approssimativamente alla metà del XVImo secolo. Hector Berlioz nel suo Grand traité d‘instrumentation et d‘orchestration (Parigi 1843) lo definisce come „basso dell‘oboe“. Da un punto di vista organologico rigoroso la parentela tra i due strumenti non è però così stretta come potrebbe sembrare a prima vista (anche se tutti e due gli strumenti usano un‘ancia doppia per produrre il suono). Per quanto concerne la storia della musica eurocolta è interessante ricordare che il primo grande compositore ad impiegare il fagotto fu Handel, nel 1711, per la sua opera Rinaldo, ma lo utilizzò quasi esclusivamente a rinforzo dei bassi e degli archi. In orchestra la funzione del fagotto rimase per molto tempo legata a questi ruoli subordinati finché Beethoven seppe dargli dei ruoli importanti e metterne in rilievo le singolari qualità tecnico-espressive – per quanto queste non fossero a quel tempo ancora interamente sviluppate. Per i compositori che tra l‘altro, in genere, raramente sanno suonare il fagotto, non è facile sfruttare al meglio le potenzialità dello strumento. Pochi sono in effetti nella letteratura musicale gli esempi brillanti come quello di Stravinsky che all‘inizio della sua Sacre du printemps dà al fagotto una parte di rilievo che ne mette in luce un carattere timbrico fino ad allora mai udito. E’ proprio con Stravinsky, con l’inizio del Novecento, che i compositori scoprono gradualmente tutte le caratteristiche tecnico-espressive dello strumento e cominciano a mettere in luce quello che esso può veramente dare – togliendolo da quel ruolo orchestrale subordinato (o di complemento) nel quale era confinato in tanta letteratura musicale del Sette/Ottocento. Va poi anche ricordato che il fagotto ha avuto i suoi amatori. Il più illustre tra questi fu probabilmente Raphael Georg Kiesewetter (1773-1850) uno dei primi grandi storici della musica, uno dei fondatori della Gesellschaft für Musikfreunde di Vienna, che lo suonava con perizia e con passione. Ed è così che soprattutto nel corso del Novecento tanta bella musica è stata scritta proprio per questo strumento. Ogni tanto mi sono chiesto, cosa sarebbe stata la mia vita se mi fossi diplomato in fagotto!