Beethoven ai giardini pubblici

 

Oggi vi parlo di Ludwig van Beethoven e di un certo Rodolphe Kreutzer. In effetti, nonostante il cognome germanico, il signor Kreutzer non era tedesco ma, invece, un perfetto parigino. Era musicista, un assai valente violinista che visse tra Sette e Ottocento, sostanzialmente un contemporaneo di Ludwig van Beethoven. Se il suo nome casomai vi dice qualcosa, ciò può essere solo per due ragioni. La prima è che a lui Beethoven dedicò una famosa sonata per violino e pianoforte detta appunto Sonata a Kreutzer (incidentalmente: l'unica composizione che Beethoven abbia dedicato ad un esecutore virtuoso); la seconda è che potreste ever letto il famoso romanzo di Leon Tolstoj, intitolato proprio Sonata a Kreutzer: la storia di un marito ingannato che a un certo punto pugnala la moglie.

Se non avete in mente un'immagine sonora del brano beethoveniano, provvedete, vale la pena ascoltarlo e conoscerlo. Si tratta di una composizione storicamente importante della letteratura per violino e pianoforte, forse addirittura la più celebre. Ed è poi anche una composizione a cui si collea una storia che io trovo interessante, quella della sua prima esecuzione. La Sonata a Kreuzer fu infatti presentata al pubblico per la prima volta in una circostanza che, secondo me, ci dice molto su come la musica che oggi diciamo "classica" venisse fruita e vissuta nel primo Ottocento. Secondo modalità ben diverse da quelle odierne.

Ma procediamo con ordine e, come in tutte le storie che si rispettano, lasciate che vi esponga le premesse. Questo Rodolphe Kreutzer nel mondo musicale francese di allora era un personaggio assai ben noto. Era professore al Conservatoire, primo violino all’opera di Parigi, e virtuoso dell’orchestra da camera di Napoleone Bonaparte. Nel 1798, al seguito del generale Bernadotte, Kreutzer arrivò a Vienna dove conobbe Beethoven e ne divenne amico. Beethoven ne apprezzava la musicalità e, al tempo stesso, il carattere semplicità e modesto. A questo punto la storia si complica. Ma la faccio breve: Beethoven aveva scritto una sonata per violino e pianoforte (l’Opera 47), sonata che era stata composta per un certo George Bridgetower – altro nome che indica quanto fosse cosmopolita la città di Vienna a quel tempo. Fatto sta però che, a un certo punto, la sonata scritta per George Bridgetower e da lui anche eseguita, Beethoven pensò poi di dedicarla a Kreutzer: una specie di tradimento, una sortta di infedeltà. Non sappiamo perché. È possibile peraltro immaginare che, dato che la Sonata Op. 47 richiede un violinista di grndi capacità, forse la dedica a Kreutzer è più appropriata. Però Kreutzer deve avere saputo che la musica era stata scritta originariamente per qualcun’altro e quindi, presumibilmente per questa ragione, non la eseguì proprio mai.

Ecco allora che questa Sonata a Kreutzer, dedicata a Kreutzer, che Kreutzer non suonò mai, perché probabilmente lo infastidiva sapere che il brano era stato inizialmente scritto per il suo collega George Bridgetower, era stata eseguita per la prima volta, a Vienna,  alla fine del mese di maggio del 1803 proprio da Bridgetower. Ma dove fu eseguita questa première? Questo per me è il punto importante. Forse in una delle tante belle sale che a Vienna tanto spesso ospitavano concerti? Niente affatto, la prima esecuzione della Sonata a Kreutzer ebbe luogo,verso le ore otto del mattino, in un giardino pubblico. Si trattava dell’Augarten, il più antico giardino pubblico della città, che si trova tuttora un po’ fuori dal centro, tra il canale del Danubio e il Danubio stesso; un bel giardino, in cui già Mozart aveva suonato, in cui suonarono poi anche Beethoven e Schubert, in un grande padiglione, una specie di tenda. Il grande amico di Beethoven, il violinista Schuppanzigh, vi organizzava delle matinées. E mai la parola matinées aveva avuto un significato più mattutino, perché i concerti si tenevano a quel tempo in ore in cui chi vi parla preferisce di gran lunga dormire. In altre parole, se io fossi vissuto a Vienna, nell’anno del Signore 1803, certamente mi sarei persa la première della Sonata a Kreutzer (non ancora a lui dedicata) di Beethoven.

Ma non è questo il punto che desidero farvi notare. Quello che mi colpisce e anche mi affascina è che a quel tempo, quando a questa musica di Mozart, Beethoven o Schubert non si dava ancora l’etichetta di “musica classica”, non esisteva nemmeno la consuetudine che questa musica dovesse essere eseguita necessariamente in quel tempio della “musica classica” che sono le sale da concerto (sale specificamente ed esclusivamente dedicate alla musica allora ancora non esistevano, furono create solo alla fine del secolo XIX). Immaginate un giardino publico: qualcuno si ferma ad ascoltare l’intero concerto, altri ne sentono una parte solamente, più avanti passa la mamma con la carrozzina del bebé che strilla, perché magari non apprezza il suono trivellante del violino e lo esprime con tutto il fiato cheha in corpo. Insomma sappiamo bene che un giardino pubblico è un luogo pubblico. Questo è dunque il contesto che ospitò la prima esecuzione di quella che diventò poi la sonata per violino e pianoforte più celebre dell’intera storia musicale. Eppure Beethoven non si formalizzò, pur essendo una sonata di grande impegno compositivo ed esecutivo; Beethoven non esitò ad eseguire lui stesso la parte del pianoforte, all'aria fresca. Non risulta che si sia mai rammaricato di non aver potuto presentare questa sua musica importante nell’ambiente rarefatto e silenzioso di una sala all'interno di un palazzo nobiliare - anche perché a quell’epoca il pubblico delle sale da concerto non era nemmeno quello di oggi. A quel pubblico nessuno aveva ancora detto che stava ascoltando musica “classica”; quindi non era un pubblico particolarmente silenzioso e disciplinato. Si comportava in modo simile a come si comporta a gente in un giardino pubblico...

In altre parole, con Beethoven ci troviamo in un periodo storico in cui l’idea che una musica potesse essere portatrice di significati tanto importanti, di un contenuto estetico di valore durevole, tale da essere destinata all’ammirazione e alla venerazione dei posteri, era in preparazione – ma ben lontana dall’essere assimilata dal grande pubblico. L’idea che la musica potesse o dovesse sopravvivere all’occasione per la quale fu concepita non giocava un gran ruolo nella cultura del tempo. L'idea che si dovesse ascoltare in religioso silenzio, magari trattenendo i colpi di tosse e senza scartare le caramelle era pure estranea alla mentalità dell'epoca. La musica veniva allora forse meno sul serio, anche se era così tanto meno accessibile di oggi, che la gente per andare ad ascoltarla, percorreva grandi distanze, in carrozza o a piedi. Ma poi la ascoltavaa in modo intermittente, concentrandosi su quello che i musicisti producevano solo nei momenti salienti, o quelli che apparivano tali. Di sicuro della musica se ne godeva in modo diverso da come se ne gode oggi. 

Provate allora a immaginarvi quella mattina, nell’Augarten, con Beethoven al pianoforte e Bridgetower al violino, con  gente che va e viene. Qualcuno si sarà magari avvicinato al palchetto. Magari, qualcuno che conosceva Beethoven di vista; più che possibile, visto che Beethoven si trasferiva da un appartamento all’altro con incredibile frequenza (non andava d’accordo con i padroni di casa) e quindi in molti quartieri della città lo avevano visto andare in giro. E magari qualcuno che, appunto, lo aveva visto spesso per strada, si sarà avvicinato al palchetto facendogli un segno di saluto, magari pensando tra sé e sé: però, questo signor Beethoven, ci sa proprio fare! E, naturalmente, lo pensiamo anche noi. Davvero ci sapeva fare e sicuramente ci avrà saputo fare anche quando suonava nei giardini pubblici en plein air!