Cose false, cose autentiche (c'è falso e falso...)
E’ davvero sempre possibile distinguere un falso dall’originale? E conviene poi davvero saperlo fare? Ne vale sempre proprio la pena? Rispondere a queste domande,
almeno nel campo dell’arte, è quantomai arduo rispondere - anche perché in questo ambito l’idea di falso facilmente si confonde con quella di plagio. Il falsario, evidentemente, pecca nei
confronti dell’autenticità di un artefatto mentre il plagiario pecca nei confronti della sua originalità. E noi possiamo scandalizzarci di entrambi perché crediamo di possedere, un’idea di
autenticità che, però, alla prova dei fatti, si rivela non poco problematica. Le difficoltà si vedono subito quando ci rendiamo conto, per esempio, di non possedere ddei veri gli originali.
Il testo del "Don Giovanni" che va sotto il nome di Molière, ci dicono i critici, è quanto di meno sicuro e attendibile si possa immaginare. Molte delle statue greche che veneriamo sono solo
riproduzioni romane di originali greci più antichi (i patrizi romani spesso comandavano copie di statue greche per le loro ville, come del resto oggi i ricchi di Miami se le fanno fare in
plastica). Dell’Ulisse di Joyce, siccome il libro fu pubblicato semi-legalmente, esistono numerosi testi differenti e i critici non sanno dirci quale tra questi dovremmo scegliere. Esistono anche
casi più intriganti: presso Nagoya, al centro del Giappone, sorge un tempio che è stato rinnovato ben 61 volte, perché la tradizione richiede che ogni 20 anni venga demolito e poi ricostruito
tale e quale: per la cultura giapponese, evidentemente, l’autenticità è nella forma e non nella sostanza fisica dell’oggetto. Che dire poi del Progetto Rembrandt che a partire dal 1968 ha
declassificato, meglio, degradato sul campo numerosi quadri precedentemente attribuiti al grande fiammingo? Quei quadri sono forse meno belli oggi, solo perché ormai sappiamo che non sono
veramente di Rembrandt? Insomma, se un prodotto è bello deve per forza essere autentico? E il rapporto tra autenticità e bellezza, gioca sempre a favore dell’originale? Chissà. Non sono pochi a
ritenere che i quadri di Van Meegeren nello stile di Vermeer siano almeno altrettanto belli dei veri quadri di Vermeer. Certamente ci capita spesso di dovere continuamente prendere posizione nei
confronti di supposti falsi e supposti originali, non solo nell’ambito delle belle arti o della musica.Il problema coinvolge la totalità dell’agire umano (i giuristi parlano di interpretazione
“autentica” di una legge), i documenti di identità sono a volte falsificati anche da cittadini onesti (per sfuggire alle minacce di terroristi che odiano un particolare paese) e anche noi,
in quanto persone, siamo spesso esortati ad essere “autenticamente noi stessi” (come se poi potessimo veramente essere qualcos’altro). Una sola cosa sicura credo si possa dire: in quei casi
(relativamente pochi) in cui è davvero possibile distinguere tra un falso e l’originale, l’unica ragione per preferire l’originale è che della perfezione del falso non possiamo mai essere
assolutamente sicuri. Se il falso è tanto eccellente da prendere per il naso gli esperti di oggi, non è detto che possa fare altrettanto con gli esperti di domani.